Il Diavolo: un patto con noi stessi

Il quindicesimo Arcano dei Tarocchi, il Diavolo, si presenta come una figura enigmatica e ambivalente, che spaventa e seduce allo stesso tempo. Non è il male assoluto, come spesso viene frainteso, ma il volto oscuro della nostra psiche: l’ombra che ci abita, le passioni che ci divorano, le dipendenze che ci tengono legati.

Sul trono, al centro della carta, appare il signore della materia, spesso raffigurato come un essere cornuto, con ali di pipistrello e uno sguardo che scruta oltre l’anima. Ai suoi piedi, due figure umane – un uomo e una donna – sono incatenate, ma le catene appaiono larghe, quasi sciolte: nessuno impedisce loro di liberarsi, se solo ne prendessero coscienza.

Il Diavolo è il custode dei nostri istinti più viscerali: il desiderio, l’avidità, il potere, il piacere che diventa ossessione. Ma allo stesso tempo, è anche il simbolo della forza vitale che ci spinge a creare, a rischiare, a vivere con intensità. Come tutte le energie potenti, può distruggere o trasformare, dipende da come impariamo a dominarla. Il suo numero, il XV, nasconde un segreto: 1+5=6, lo stesso degli Amanti. Ma se in quella carta l’unione era libera e sacra, qui la relazione è corrotta, basata su possesso e dipendenza. È lo specchio oscuro dell’amore, che mostra quanto sia sottile la linea tra eros e prigionia.

Nella mitologia, il Diavolo si collega a figure come Pan, dio della natura selvaggia e incontrollata; a Dioniso, che porta l’ebbrezza e la perdita dei limiti; a Ecate, signora delle ombre e degli incroci. È anche Lucifero, il portatore di luce che cade, e Prometeo, il titano che ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini, pagando il prezzo della ribellione. Tutti archetipi che parlano di un potere ambivalente: liberazione e dannazione, rivelazione e inganno.

Sul piano psicologico, il Diavolo rappresenta ciò che ci tiene prigionieri: vizi, abitudini, paure, legami tossici. Ma ci insegna anche che le catene sono autoimposte: spesso non è la realtà a imprigionarci, ma la nostra percezione. È la carta che ci costringe a guardare dentro la nostra ombra, a riconoscere le parti di noi che preferiremmo negare. Non per distruggerle, ma per integrarle.

Quando appare in posizione diritta, il Diavolo segnala la presenza di forze potenti: desiderio, attrazione, tentazioni, situazioni che ci seducono ma rischiano di dominarci. Può indicare un legame passionale e ossessivo, un’energia travolgente che va maneggiata con consapevolezza. Sul piano materiale, parla di potere, di soldi, di ambizioni forti, ma anche del prezzo da pagare per ottenerli.

Quando è rovesciato, l’Arcano mostra la possibilità di liberarsi dalle catene: la presa del Diavolo si indebolisce e l’anima intravede una via d’uscita. Ma può anche segnalare che il legame oscuro è così radicato da diventare ancora più difficile da sciogliere, generando dipendenze più sottili e subdole.

Il Diavolo insegna che non possiamo sfuggire all’ombra: dobbiamo guardarla in faccia, riconoscerla, persino danzarci insieme, se vogliamo trasformarla. Non è il nemico, ma lo specchio delle nostre pulsioni più profonde. La sua presenza ci ricorda che solo accettando la nostra oscurità possiamo davvero conoscere la luce.



Article & Translation

Antonella Buttazzo

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