La Giustizia: è ora di trovare il giusto equilibrio

Nel cuore del cammino iniziatico degli Arcani Maggiori, l’undicesimo passo è quello della Giustizia. Dopo il viaggio interiore dell’Eremita e il ciclo della Ruota della Fortuna, arriva il momento della misura, della responsabilità e della valutazione lucida delle azioni compiute.

L’Arcano XI ci pone davanti a una verità semplice e ineludibile: ogni scelta ha un peso, ogni atto genera conseguenze. E l’anima, per poter proseguire, deve affrontare con sincerità il bilancio delle proprie intenzioni e delle proprie azioni.

È fondamentale notare che la posizione della Giustizia come Arcano XI è una caratteristica dei mazzi moderni, come il Rider-Waite. Nella tradizione più antica, esemplificata dai Tarocchi di Marsiglia, la Giustizia è l’Arcano VIII, mentre la Forza occupa la posizione XI. L’inversione, promossa dall’Ordine Ermetico della Golden Dawn e da A.E. Waite, non fu casuale, ma legata a corrispondenze astrologiche e cabalistiche. Questo scambio, tuttavia, offre una chiave di lettura profonda: porre la Giustizia dopo la Forza (VIII) e l’Eremita (IX) suggerisce che la vera equità non è solo un atto di legge, ma il risultato di una profonda padronanza di sé e di saggezza interiore.

Nelle rappresentazioni classiche, la Giustizia è una figura femminile seduta su un trono, spesso tra due colonne. Queste non sono le stesse colonne della Papessa, che segnano la soglia del subconscio e della conoscenza occulta. Le colonne della Giustizia rappresentano la legge, la struttura, l’ordine civile e cosmico. Delimitano uno spazio in cui la ragione e l’equità regnano sovrane. Con una mano regge la bilancia, simbolo della ponderazione e dell’equilibrio; con l’altra, una spada a doppio taglio rivolta verso l’alto: è il discernimento che taglia via l’illusione e la falsità, la legge che definisce e separa il giusto dall’ingiusto. A differenza della giustizia bendata della tradizione moderna, qui gli occhi sono ben aperti: ciò che conta non è l’imparzialità cieca, ma la piena consapevolezza.

La numerologia arricchisce ulteriormente il significato. Come Arcano XI, la Giustizia è un “Numero Maestro”, che simboleggia l’intuizione, la rivelazione e un canale diretto con una saggezza superiore. L’11 è una vibrazione più alta del 2 (1+1), richiamando un equilibrio che non è solo terreno, ma anche spirituale. Quando la Giustizia occupa la posizione VIII, invece, l’accento è posto sull’equilibrio karmico e sulla legge di causa-effetto, poiché l’8 è il simbolo dell’infinito e della perfetta simmetria. Le due numerologie non si escludono, ma si completano: la Giustizia è sia il riflesso dell’ordine cosmico (8) sia un atto di illuminazione morale (11).

L’archetipo della Giustizia affonda le sue radici in un pantheon di divinità universali che governano l’ordine e la verità. Nel mondo greco, essa si manifesta in due figure complementari: Themis, la dea primordiale della legge divina e dell’ordine cosmico non scritto, e sua figlia Dike, che sovrintende alla giustizia tra i mortali, riportando ogni ingiustizia al padre Zeus. Insieme a loro troviamo Astraea, la dea vergine della purezza e della giustizia che, secondo il mito, visse tra gli uomini durante l’Età dell’Oro e fu l’ultima a lasciare la Terra quando l’umanità divenne corrotta. Ascesa al cielo, divenne la costellazione della Vergine, e la sua bilancia quella della Bilancia (Libra), legando per sempre l’Arcano all’ideale di un mondo retto e integro.

Non meno potente è la figura egizia di Maat, dea della verità, dell’ordine e dell’armonia universale. Il suo simbolo è la piuma, usata nella cerimonia della “pesatura del cuore”: il cuore del defunto veniva posto su un piatto della bilancia, e la piuma di Maat sull’altro. Se il cuore, appesantito da menzogne e iniquità, pesava più della piuma, veniva divorato dal mostro Ammit, precludendo all’anima l’immortalità. Questo potente immaginario risuona nell’Arcano, ricordandoci che la verità è leggera e che ogni azione viene soppesata. Lo stesso archetipo si ritrova nella tradizione cristiana con l’Arcangelo Michele, il guerriero celeste che, nel Giorno del Giudizio, compie la psicostasia, ovvero la pesatura delle anime per determinare il loro destino eterno.

Quando la Giustizia appare in una lettura, è tempo di fermarsi. Invita a una valutazione onesta, a guardare le cose con occhi chiari. Può indicare decisioni da prendere, cause legali, contratti, esami, o momenti di responsabilità. Ma il suo insegnamento più profondo è interiore: essere giusti con se stessi, allineare pensiero, parola e azione. Nel lavoro, può segnalare accordi, regole da seguire, o l’occasione di ottenere ciò che è meritato. In amore, richiede trasparenza, equilibrio e relazioni fondate sul rispetto reciproco. Sul piano spirituale, parla di karma, di apprendimento etico, della necessità di fare ordine dentro per evolvere.

Quando capovolta, la carta può indicare ingiustizie, giudizi errati, o il rifiuto di assumersi le proprie responsabilità. Può segnalare un momento in cui si è troppo severi con sé stessi o con gli altri, o al contrario, in cui si evitano i confronti necessari, creando squilibrio.

La Giustizia non è vendetta, non è punizione. È equilibrio, verità, armonia. È la spada che taglia l’illusione, la bilancia che restituisce il giusto peso alle cose. Nel viaggio degli Arcani, rappresenta la maturità etica, la capacità di vivere in coerenza con la propria verità. In un mondo dove tutto si confonde, La Giustizia ci ricorda il potere della chiarezza.




ARTICLE & TRANSLATION
ANTONELLA BUTTAZZO
@antonella_buttazzo


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