L’era digitale sta sovrastando ogni cosa con i suoi pregi e difetti, ma c’è un eco nascosto che reclama senza troppe pretese la sua ribalta.
Nicole ha iniziato a fotografare quando, in un cassetto, ha trovato la Yashica di suo padre. Le prime foto, dice: “facevano schifo e metà del rullino era grigio”. Le piace chiamare l’analogico “Ejabbabbaje” che, dadaisticamente, “non significa niente, è una parola divertente che mi ricorda quanto in realtà l’arte, l’espressione di noi stessi, sia a volte una cosa semplice e talvolta anche divertente”.
“Le mie foto raccontano attimi di quotidianità, momenti di condivisione e ambienti del nostro tempo resi preziosi dalla pellicola”.
“L’analogico per me ha quasi una valenza mistica; l’insieme di molti fattori, non sempre ti va bene, ma é questo che mi fa continuare a scattare in questa modo’’.
“Non ho molte parole per descrivere quello che ho già fatto ma molte per quelle che vorrei fare invece. Sto esplorando un nuovo modo di concepire la pittura: vorrei che l’oggetto-quadro possa avere anche una sua evoluzione o anche solo marcire e decomporsi, per questo sto cercando materiali ‘nuovi’ per dipingere, di origine vegetale e non”.
PH: NICOLE SANTIN (Hyde Echos) Italiana, ma vive a Berlino. Modella, Fotografa e Artista.