Asia Flamini ritaglia lo spazio reale e crea nuove dimensioni. Asia, Graphic Designer, comunica in modo consapevole spaziando tra le arti visive: il suo lavoro grafico, dai collage ai progetti editoriali, è surreale e coinvolge tutti.
Crei spesso relazioni tra quello che c’è e quello che non c’è, sia nei collage che nei progetti editoriali. Preferisci generare ironia o inquietudine?
Quando progetto qualcosa, sia che si tratti di una singola immagine o una serie di pagine, non intendo quasi mai provocare nello spettatore una sensazione di inquietudine e dunque di allontanamento, semmai l’opposto. L’intenzione è proprio quella di cercare di avvicinare il fruitore alla comunicazione che intendo veicolare, volendo renderlo partecipe di quello che il contenuto vuole esprimere.

Per rendere possibile questo incontro progetto dei contenuti che molto spesso non sono finiti ossia che presentano delle mancanze o delle vere e proprie omissioni, in questo modo ciò che non è presente visivamente nell’immagine può essere immaginata e ricostruita da chi la osserva. Si tratta quindi di un processo che prevede una riflessione da parte del fruitore che può sentirsi libero di indagare e interpretare il messaggio veicolato.

Per facilitare ancor di più il contatto tra il contenuto e lo spettatore cerco di adottare anche un approccio ironico e confidenziale che possa permettere un riconoscimento più immediato e piacevole e che sia quindi in grado di avanzare nella comunicazione piuttosto che renderla passiva.

Per quanto riguarda i collage, attingi solo dalle riviste o anche dai manifesti e flyer che si trovano in giro?
Ho iniziato a comporre collage perché qualche anno fa mia madre mi (quasi) obbligò a cestinare tutte le riviste che negli anni avevo accumulato. Piuttosto che eliminare tutti quei giovani ricordi decisi di affidargli nuova vita e così iniziai a ritagliarne le pagine e le figure.

La maggior parte dei miei collage attingono proprio da queste fonti, essendo le riviste molto fornite di materiali piuttosto differenti e sempre interessanti. Non discrimino infatti nessun tipo di giornale anzi, cerco di sfruttare ogni tipologia di periodico proprio per variare nella scelta e nell’utilizzo dei contenuti.

Trovo inoltre interessante sia la ricerca che l’applicazione di ulteriori categorie di materiali quali tessuti, carte e cartoncini e qualsiasi altro prodotto che potrei recuperare nello spazio e nella quotidianità che mi circonda.

Considero molto utile e vario anche il contenuto digitale che mi è possibile recuperare in rete. Si tratta in verità del metodo più veloce ed efficace poiché il web permette sia una costante fruizione di suggestioni e ispirazioni visive sia perché consente di ricercare e trovare con facilità molti soggetti originali.

Sia per quanto riguarda i contenuti di natura digitale sia quelli analogici, per entrambi i casi è sempre valida l’intenzione di prelevare del materiale da un determinato contesto per poi renderlo utile per un altro scopo e in un altro posto, cambiandone l’ aspetto e facendolo diventare promotore di un ulteriore messaggio.

Per puro gusto del fare, preferisci lavorare in analogico o digitale?
Non posso esprimere una vera e propria preferenza poiché entrambi gli approcci mi permettono di operare in modo originale e divertente. Senza dubbio il processo analogico è più diretto e sincero (e forse anche più piacevole) ma ritengo sia indispensabile anche l’utilizzo di un metodo digitale che mi permette aggiungere al progetto un’ulteriore originalità come ad esempio la creazione di animazioni.
La tua definizione personale di white space?
Il mio white space è esattamente quella porzione infinita di spazio che sta tra la fine di un prato verde e la striscia celeste di cielo disegnata al margine del foglio.

CONTACT: www.asiaflamini.com IG: @asiagoestohell