Lullabi Haze // Una Millennial tra gli scambisti

Qualcuno, una volta, ha detto che lo scambismo è il poliamore delle generazioni precedenti. Io sono una Millennial mediocre, condannata al precariato sentimentale, perciò il poliamore, l’anarchia relazionale e la coppia aperta, sono tutte cose che mi sono state proposte, e che ho accettato senza troppi entusiasmi. Quindi a un certo punto della mia educazione sessuale, accettai anche di andare a una festa scambista.

La mia prima impressione fu quella di trovarsi ad una cena molto informale, di quelle dove ognuno porta qualcosa: un dolce, una bottiglia di vino, una teglia di patate al forno. Il problema è che, solitamente, se sei una ragazza, la torta salata ricotta e spinaci, sei tu.

Il dresscode è lingerie rossa e vestiti eleganti. Per me, che indosso mutande in cotone di Barbie, e oscillo tra felpone e leggins, vestiti a fiori e da bambolina manga babygirl, fu un trauma che mi tenne il pomeriggio completamente impegnato. Alla fine indossai autoreggenti, sottana di raso di mamma e mutande rosse di pizzo, regalatemi a Natale da qualche zia giovanile.

Arriva il mio amico a prendermi: anche lui vestito da vero uomo. Non indossava giacche di Tweed con le toppe sui gomiti, ma aveva comunque le Clark.

Dopo venti minuti di giretti qui e lì, trovammo parcheggio e salimmo le scale. L’appartamento era molto bello, in particolare il buffet di pizzette, ciambelloni, crostate e qualche bevanda. Se non fosse stato per le biondone vestite come in una cover porno del Cinepanettone, sarebbe sembrata una festa delle scuole medie, o una festa di Natale con i colleghi di ufficio (esistono davvero o solo nelle commedie americane?). Nonostante il mio cuore scalpitasse per il “buffet”, il mio cervello mi spinse ad atteggiarmi a femme fatal che si nutre solo di olive da Martini, quindi lasciai quelle pizzette al loro destino, tra mille rimpianti.

Schematizzerò la parte più dinamica in:
-imbarazzo
-troviamo un posticino
-una coppia si avvicina
-vengo scopata in un letto pieno di gente che scopa

Ovviamente, non ho davvero scopato: nel senso che venivo penetrata e gemevo, ma provateci voi a godervi il sesso quando tutt’intorno succedono cose ben più interessanti. E soprattutto, quando accanto a voi qualcuno urla “VAI PICCOLINO GODI” oppure “OH COME GODO”, “GODI INSIEME A ME TESORO” , insomma, qualunque variazione sul verbo “godere” che vi possa venire in mente. La cosa buffa è che con tutti i vestiti addosso le persone che frequentano le feste scambiste sono anche brillanti, simpatiche, in grado di impostare conversazioni divertenti e usare un linguaggio adeguato. Quando queste stesse persone si spogliano, però, iniziano a parlare come un porno italiano di serie z. Sia chiaro che non lo dico con un senso di superiorità: io quando faccio sesso non parlo perché sono timida, ma più di una volta ho avuto a che fare con uomini che scopavano nella lingua di Brazzer.com, dicendo “oh Fuck” anche se vivevano ad Avellino. Alla fine, la sessualità di gruppo, così come quelle cene informali di cui parlavo prima, è un melting pot di immaginari, in cui ognuno porta il suo. Io porto Sasha Grey, Erika Lust, Kink.com, Onlyfans e tutto il postporno femminista. Loro Smaila, Non è la Rai, Postal Market, la commedia erotica all’italiana, e tutte le cose che ci piacevano prima della crisi economica.

La vera sorpresa fu una coppia arrivata in ritardo: lei molto carina, lui occhiali, barba e pancetta, un po’ hipster casareccio, un po’ il mio tipo. Dieci minuti dopo lei era a quattro zampe, lui si stava facendo fare un pompino (al quale mi unisco anche io, giusto per gradire). Lei scopava con TUTTI: vecchi, giovani, il mio amico, due ragazze, in pratica chiunque le si proponeva. La prima cosa che a vent’anni ho pensato davanti a questa piccola forza della natura è stata: come è possibile che a questa ragazza piaccia  questa carneficina? Come se una donna fosse costretta ad avere una sessualità cerebrale, perché per lei NON POTEVA essere così semplice. Soprattutto quando per me era tutto così difficile.

Avevo molto da imparare sia da quella ragazza e da molte altre che erano lì: io avevo iniziato ad accettare la mia promiscuità solo se giustificata da un qualche contesto, se non intellettuale, almeno un minimo cerebrale, per non sentirmi in colpa, perché il sesso, anche se slegato dall’amore, non poteva essere solo uno sfregamento di genitali. Lei forse aveva capito qualcosa che a me ancora sfuggiva. Oppure fingeva. Non lo saprò mai, come non saprò mai come si chiamasse o che lavoro facesse. Delle persone che si trovavano a quella festa non saprò mai nulla, visto che nessuno di loro ha interessi vagamente comunitari, nessuna di loro ti proporrà discorsi impegnati su Mark Fisher o chissà cos’altro, sia che abbiano il Ph.D. o la terza media. Nella maggior parte dei casi, hanno già una vita adulta fatta di tasse, mutui e figli da sfamare, non hanno bisogno di filosofeggiare sulla necessità di “affondare nelle carni altrui” o di “riconnettersi con la propria parte animale”. Vogliono usare il verbo “godere”, bere Prosecco scadente e non preoccuparsi di igienizzare la pelle dei paddle o di conoscere a memoria i passaggi più salienti della saggistica di Bataille. Soprattutto, però, hanno sempre un ottimo buffet.

Ah sì: non si chiede mai l’età in modo insistente in una festa scambista e non si chiede nemmeno ad alta voce se gira la droga. Pare non sia molto gradito.

Articolo di Lullabi Haze @lullabihaze

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A Millennial among swingers

Someone once said that swinging is the polyamory of the previous generations. I’m an average Millennial, doomed to emotional precariat; so polyamory, relationship anarchy, and open relationship are all things that have been popped up and that I’ve accepted without fuss. That’s why at a certain point in my sexual education, I also agreed to go to a swingers’ party.

My first impression was like being at an informal dinner, a sort of BYO party where everybody brings something: a cake, a bottle of wine, a tray of baked potatoes. Usually, the problem is that – if you’re a girl – the spinach and ricotta pie is you.

Dress code: red lingerie and fancy clothes. For me – since I only wear Barbie cotton panties, ranging from oversized jumpers and leggings to flowered dresses to Harajuku style – it was a traumatic event that took up all afternoon. In the end, I opted for thigh highs, my mom’s satin baby doll, and red lace underpants (a Christmas present from a youthful auntie).

A friend of mine came by to pick me up, dressed like a real man: he wasn’t wearing a Tweed jacket with elbow patches but still had Clarks’ on.

After twenty minutes of going around in circles, we parked the car and took the stairs. The apartment was fantastic, especially the buffet of pizzas, donuts, tarts, and drinks. If it hadn’t been for the blondes dressed up like in a porn cover of an Italian Christmas movie, it would have looked like a middle school party or a Christmas dinner with colleagues. I wonder if they exist in real life or only in American comedies. Even if my heart was pawing at the food, my brain pushed me to pose as a femme fatal who only feeds on olives for Martini: among a thousand regrets, I left those pizzas to their fate.

Outline of the most interesting parts:

• Embarrassment
• Find a little place
• A couple approaches
• I get fucked on a bed full of people that fuck

Clearly, I wasn’t really having sex. I mean, I was penetrated and moaning, but I dare you to enjoy sex when tons of more exciting things happen. Especially when you’re surrounded by people who keep screaming “COME, BABY, COME” or “GOSH, I’M COMING” or “COME WITH ME, BAE”: any variation of the verb “to come” you can think about. The funny thing is that swingers with their clothes on are smart and fun, able to engage in pleasant conversations, and use an adequate vocabulary. Still, when the same persons undress, they start talking as in a Z-series parody. Let’s be clear, it’s not a superiority complex: I don’t talk during sex ’cause I’m shy, but I’ve often met guys who only moan in English and that seem to have come out of Brazzers.com instead of the Neapolitan countryside. In the end, group sex – just like the cozy dinners I was talking about – is a melting pot where everyone brings their own collective imagination. I bring Sasha Grey, Erika Lust, Kink.com, Onlyfans.com, and the feminist postporn. They bring the Italian Smaila, Non è la Rai, PostalMarket.com, the erotic comedy, and all the things we used to like before the economic crisis.

The real surprise was a couple who arrived late: she was gorgeous, he had glasses, beard, with a bit of belly, somewhat cozy hipster, somewhat my type. Ten minutes later, she was on all fours, and he was getting a blowjob (which I also joined in on, just for fun). She had sex with EVERYONE: old people, young people, my friend, two girls, basically anyone who approached her. The first thing I thought – in my twenties – in front of this little force of nature was… how is it possible that she enjoys this carnage? As if women were forced to have a strong mental connection (besides sexual) because it COULD NOT be that easy for her. Especially when, for me, it was all so hard.

I had a lot to learn both from that girl and from many others who were there: I was beginning to accept my promiscuity only if it was justified by some context, if not intellectual, at least mental, so as not to feel guilty, because sex, even if unrelated to love, could not be just a rubbing of genitals. Maybe she had realized something that was still eluding me. Or she was just pretending. I’ll never know, just as I’ll never know what her name was or what she did for a living. I’ll never know anything about the people at that party since none of them have any vaguely common interests. None of them will engage in committed speeches about Mark Fisher or who knows what else, whether they have a Ph.D. or an eighth-grade education.

In most cases, they already have an adult life of taxes, loans, and children to feed; they don’t need to philosophize about the need to “sink into other people’s flesh” or “reconnect with their animal side.” They want to use the verb “to come,” drink cheap Prosecco and not worry about sanitizing the skin of their paddles, or knowing by heart the most salient passages of Bataille’s essays. Above all, though, they always have a great buffet.

Ah, one more thing: you never ask the age in a pushy way at a swingers’ party, and you don’t even ask out loud if there are drugs. It seems to be frowned upon.

Editing and translation by Elena Benassi @hellen_benassi