“Questioni di fumetto, musica e folklore friulano”. Illustrator & Comic Artist Giacomo Perco// Interview

*ENGLISH below*

Giacomo Perco è un illustratore e fumettista di Trieste.

È nato il 23 Settembre del 1992, durante l’Equinozio di Autunno e nella stessa data di nascita di John Coltrane e Al Cisneros degli Sleep – entrambe cose di cui, goffamente e con falsa modestia, si fa vanto con gli amici.

Ha trascorso gli anni adolescenziali in pieno ozio e improduttività, interessandosi “unicamente all’erba, i film horror e la musica underground”.

Dopodiché, a seguito di alcuni episodi non proprio edificanti, ha deciso di riprendere controllo della situazione e di studiare Fumetto.

Per anni ha militato in alcuni complessi del sottobosco di Trieste, passando senza posa attraverso i generi più disparati -dalla psichedelia al grindcore, dal funky all’improvvisazione libera screziata di world music– ed è stato uno dei quattro membri fondatori di Essi Parlano, piccolo programma radiofonico divulgativo e all’insegna dell’umorismo demenziale e dissacrante, andato in onda dall’agosto 2011 al marzo 2020 sulla storica emittente libera locale Radio Fragola.
E’ un Bilancia cuspide Vergine, ascendente Pesci e con Luna in Leone.


Cosa rappresentano per te l’illustrazione e il fumetto?


Wow, sembra una domanda semplice e invece potrei dare almeno 5 risposte diverse sotto altrettanti punti di vista, i quali però in qualche modo si armonizzano. Proviamo: in senso strettamente tecnico, Illustrazione e Fumetto sono due linguaggi confinanti ma distinti.

Laddove il Fumetto è per definizione più didascalico e incorpora cinematica e sequenzialità, l’Illustrazione deve concentrare il maggior numero di elementi e significati in un’unica composizione d’impatto e presa immediata.

Dal canto mio, mi piacerebbe che, entro i limiti del possibile, ogni tavola avesse vita propria e fosse singolarmente bella e fruibile anche presa a sé, come un’illustrazione; sfortunatamente, non sempre questo è possibile, essendo il fumetto un’arte “povera”, che spesso richiede tempistiche piuttosto serrate, e quindi economia di tempo e fatica.

Pier delle Vigne

Il Fumetto richiede un’elevata capacità di “assorbimento” di varie discipline e soggetti, una gran quantità di elementi e tecniche da padroneggiare, uno sviluppo dell’occhio fotografico in funzione drammatica… Insomma, artigianato vero e proprio. Questa sua natura appunto “povera” me lo fa amare ancora di più, poiché permette, anche con un armamentario di strumenti relativamente ridotto, e grazie alla natura didascalica di cui sopra, di raggiungere qualunque lettore.

Girl Portrait

In senso un po’ più astratto, sono convinto che idealmente ogni medium – illustrazione e fumetto compresi – sia un processo umano che crea un ponte con “l’Altra Parte” (Divino, Psiche, Palingenesi, Inconscio Collettivo, Pleroma, Tempo Mitico, Tempo del Sogno, Urzeit, Logos o comunque preferiate chiamarlo); questo si mescola con archetipi e tematiche, in un continuo scambio di forme associazioni. Se una forma d’arte o di espressione non si pone questi obiettivi, generalmente non suscita il mio interesse.

Pier Paolo Pasolini

Anche se suonerà un tantino surreale, sono convinto che addirittura nelle grotte di Lascaux possiamo trovare uno dei primissimi antenati del fumetto: dopotutto si tratta pur sempre di una sequenza disegnata a scopo narrativo!

Se invece mi è concesso di essere sentimentale, un altro grande elemento di affezione nei confronti del fumetto sono i ricordi d’infanzia, di quando abitavo ancora in campagna, non distante dal mare, e già da piccolo mi era concesso di uscire di casa da solo per andare a comprarmi il proverbiale “giornalino”.

Mabon

Ti piace leggere, immagino, quali sono i libri o generi che preferisci?


Domanda difficilissima, poiché sono un lettore piuttosto vorace e, chiaramente, come tutti ho attraversato numerose fasi…

Il primo romanzo di cui abbia un ricordo davvero vivido è probabilmente Il Richiamo della Foresta di Jack London (giuro!), ce lo diedero da leggere a scuola quando avevo 10-11 anni. Le mie prime memorie sulla narrativa sono mia madre che mi legge le fiabe di Andersen, mio padre con i racconti di Asimov e Robert Sheckley; o ancora le infinite letture e riletture delle fiabe e leggende dolomitiche raccolte da Karl Felix Wolff.

Chiaramente son passato attraverso la letteratura “di genere” – horror, fantascienza, gotico, l’immancabile fissazione per Lovecraft- e ancora oggi non la disdegno, anche se magari la frequento meno. Poi naturalmente ho avuto la fase tardo-adolescenziale all’insegna delle letture “hip”, “avantpop” e insomma, tutta la classica trafila dei classici alternativi: Ballard, Dick, Burroughs, Lenny Bruce, Hubert Selby Jr., Pynchon e il postmodernismo, Lansdale, Huxley…

Diet, Crime & Delinquency by Alexander G. Schauss

Il bello è che tutto questo percorso crea poi un cortocircuito, infatti se dovessi parlare delle mie preferenze, oggi direi senz’altro racconti di viaggio, miti, fiabe e folklore e, soprattutto, letteratura americana classica, specialmente quella d’anteguerra, quella compresa tra i Trascendentalisti e la “Lost Generation”: Whitman, Thoreau, Twain, London, Steinbeck, Hemingway etc.

Gli ultimi libri che ho letto sono stati Rumelia – Viaggio nella Grecia del Nord di Patrick Leigh Fermor, Città della Pianura di McCarthy, Omaggio alla Catalogna di Orwell, Intorno al Fuoco – Storie e Fiabe della Terra dei Sami e Il Potere e la Gloria di Graham Greene. Tutti bellissimi.

Henry David Thoreau

Per quanto riguarda i fumetti, se in un primo momento guardavo essenzialmente all’horror, all’underground USA e a Magnus, ultimamente direi che sono più incline alla Bande Dessinée – dei contemporanei potrei citare autori come Tiburce Oger, Eric Stalner, Virginie Augustin, Nathalie Bell e la bravissima Chloe Cruchadet, dei più “attempati” invece direi Manu Larcenet, Jean-Marc Rochette, Georges Pichard, sennò giganti argentini come Alberto Breccia, Enrique Alcatena, Lucho Olivera.

Halloween
Ultimamente son molto preso da Guido Buzzelli, mentre per quel che riguarda le proposte d’oltreoceano mi piace moltissimo Nate Powell e sto seguendo, piacevolissima sorpresa in edicola, la nuova edizione italiana di Heavy Metal. Altri titoli fenomenali degli ultimi anni sono stati sicuramente La Mia Cosa Preferita sono i Mostri della Ferris, Mostri di Barry Windsor Smith e ho amato moltissimo anche Satellite Sam di Howard Chaykin.

Di tanto in tanto, poi, mi ripesco a spizzico le vecchie storie di Horror, Creepy, Eerie o i vecchi porno-horror italiani di Renzo Barbieri, con tutta la loro sordida gioiosità.
Half Machine Lip Moves (Chrome)

Parliamo un po’ di musica, band in cui hai suonato, generi preferiti e di “Essi Parlano”.


Oddio, parlare con me di musica è potenzialmente una mossa autolesionista, rischia che non si finisca più… Soprattutto considerando che sono passato dall’essere musicista, ovvero una delle categorie più famigerate dell’intero creato, a una specie se possibile ancora più spregevole e temibile, il collezionista di dischi.

Seriamente, credo che crescere in una famiglia in cui quattro persone su cinque suonavano abbia aiutato ad appassionarsi… oltre ovviamente a trovare, come tanti altri della nostra generazione, la pila di vecchi LP di progressive rock e dintorni dei nostri genitori, quindi possiamo dire che sia cominciato tutto da lì.

Roscoe Holcomb

Naturalmente poi è arrivato il metal, ovvero la forma di rock “d’urto” più popolare e facilmente reperibile per un preadolescente a caccia di eversione ed emozioni forti, poi il punk e attraverso di esso il reggae (PIL, Bad Brains, Stiff Little Fingers…), il blues (Jon Spencer e i Pussy Galore, Killdozer e compagnia bella, partendo chiaramente dal rock blues e a ritroso verso il Chicago blues e sempre più a passo di gambero verso il Delta, i minstrel, gli spiritual… ), il folk, il jazz (che per un rockettaro ignorante con risibili fregole tecnicistiche inizialmente era solo la fusion di John McLaughlin, Billy Cobham etc).
Amo queste declinazioni della musica nera perché esprimono appunto il quotidiano far fronte a fame, miseria, emarginazione, solitudine, amore, insomma, i patimenti più tipici della condizione umana, con un linguaggio diretto e sincero.

Ike Zinneman

Credo che il mio grande amore sia sempre e comunque la psichedelia, l’acid rock e derivati. Sto riscoprendo dei bei dischi progressive, underground e di dark sound anni ’70, le cui atmosfere “doom” riportano alla mente quei film come: Plague of the Zombies, The Wicker Man o The Living Dead at the Manchester Morgue.

Quelle cose tipo Sea Shanties degli High Tide o la Edgar Broughton Band, i Deviants, Valentyne Suite dei Colosseum, il primo degli Hatfield & the North, The End of an Ear di Robert Wyatt, il secondo Soft Machine, i Black Widow, Tago Mago dei Can, The Parable of Arable Land dei Red Crayola, ma anche cose posteriori, tipo A Trip to Marineville degli Swell Maps o Yerself is Steam dei Mercury Rev.

Anthony Frank Iommi

Se, dicevamo, sarebbe stato improbabile non sviluppare una passione per la musica in una famiglia in cui quasi tutti suonavano, allora possiamo rintracciare un principio di causalità pure nell’approdo in radio: mio nonno paterno si è occupato per tutta la vita di radiocomunicazioni, riparazioni di trasmettitori e ripetitori radio in giro per la regione, mentre il mio nonno materno era giornalista.

Essi Parlano” è nato nel 2011 grazie a una raccomandazione di un amico che, stufo di sentirmi sciorinare nomi di infime band punk e titoli di b-movie truculenti, mi disse:


“Perché non ti fai un tuo programma radio?!”
E mi presentò l’allora direttore di palinsesto.

La crew è sempre stata composta di quattro persone, ognuno con esperienze pregresse in musica, grafica, fumetto, ognuno con le sue passioni e specializzazioni individuali. In un primo momento la trasmissione era più apertamente imperniata al cinema, soprattutto di genere, trash o d’animazione, e al fumetto, con una colonna sonora punk e rock’n’roll ad alto voltaggio, il tutto condito con umorismo grossolano, parolacciaro e dissacrante; in seguito, crescendo, abbiamo cominciato ad incorporare altre tematiche come storia, letteratura, tecnologia.

Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di intervistare numerose personalità, tra cui l’effettista Sergio Stivaletti, il copertinista di Tex Claudio Villa, Brian Yuzna, lo storico curatore di Urania Giuseppe Lippi (RIP), il critico Paolo Zelati (autore del volume American Nightmares, fondatore di Horror Mania ed ex contributore di Nocturno), Claudio Simonetti dei Goblin, Luigi Cozzi, Renato Casaro, storico cartellonista della Titanus, Lorenzo Mattotti, Mario Alberti, Lorenzo Pastrovicchio, i Calibro 35…

Weep

Tra le band di cui ho fatto parte vorrei ricordare almeno Il Cimitero nello Specchio, un collettivo aperto di improvvisazione libera coagulatosi attorno al 2+2 Recording Studio di Fiumicello e comprendente musicisti provenienti dalle esperienze musicali più disparate: rock, metal, jazz e free, folk, rievocazione medioevale, etnica.

Una curiosità sul nome: il titolare del progetto, nonché proprietario dello studio, da giovane svolgeva piccoli lavoretti manuali per arrotondare; tra questi, traslochi e sgomberi di vecchie case. Durante uno di questi, si portò a casa un mobile a specchio ovale, che si mise in casa. Enrico, questo il suo nome, era abituato a vivere con un gran numero di animali e, un giorno, uno dei suoi gatti rovesciò lo specchio, che andò a franare a terra, rompendosi.

Insomnia


Se uno specchio rotto già di per sé non è esattamente un segno benaugurale, il nostro quasi prese un colpo quando, raccogliendone i cocci, trovò, perfettamente infilata al centro dello specchio, una vecchia polaroid stropicciata in bianco e nero raffigurante tre lapidi!
Da cui la scelta del monicker.

Questo è probabilmente l’esperienza che ha maggiormente influenzato il mio successivo percorso nel mondo del disegno in termini di immaginario e soggetti, forse condizionato pure dal clima di solitudine, desolazione e spaesamento dei nebbiosi inverni nella zona della Laguna.

Inoltre, frequentando questi ragazzi della Bassa ho sentito per la prima volta parlare del folklore friulano.

Che rapporto hai con il Friuli?


Credo che l’influenza del Friuli sia fondamentale in quel che faccio, anzi, penso che non sia una mera questione individuale: in fin dei conti l’ambiente, anche solo il paesaggio, che ci circonda alimenta fantasie e tratti caratteriali.

Sono molto legato tanto al Carso quanto alla Laguna, e pure alla Bassa e la Carnia – che personalmente adoro, nonostante l’incipiente povertà della sua quasi totalità: non essendo ancora gentrificata per lo sfruttamento turistico credo abbia mantenuto una qualche forma di “purezza”, ci sono interi paesini semi-disabitati, e se qualcuno cerca pace e silenzio credo sia una meta da prendere in considerazione.

Paesaggi del Carso Friulano

Tutto questo senza essere né carsolino né di origine friulana.
Poi c’è il fatto che da ragazzo seguivo spesso mio nonno nelle sue solitarie sortite lavorative, e mentre lui eseguiva riparazioni sugli appostamenti radio in giro per la regione, io andavo ad esplorarmi boschi e paesini fantasma.

Ancora, credo che quanto affermato poco fa sia un processo “filogenetico”, e che, quale che sia il livello di nevrosi e stordimento mediatico cui un individuo è vittima, nel profondo abbia i crismi caratteriali, archetipici e fisiologici dell’ambiente che lo ha generato.
Con tutto ciò voglio sgomberare il campo e non lasciar adito a dubbi: non credo in pagliacciate campanilistiche o facili identitarismi politicamente strumentalizzati, né paternalismi progressisti – questi ultimi, a mio avviso, strascichi tardo-illuministi e colonialisti, con pretese di superiorità non di rado offensive nei confronti delle culture particolari.

Un altro elemento fondamentale è la questione della tradizione folklorica Friulana. Non parlo del Santo Locale (le attribuzioni cristiano-cattoliche sono una stratificazione successiva, un ulteriore strato culturale) e neanche di opinabili slogan tipo “Io sono FVG”, voglio esporre un assioma molto semplice: oggi la gente è fissata con l”appropriazione culturale” e il “razzismo implicito”. Trovo quest’uso spasmodico della terminologia mortificante per il concetto stesso e dico a me stesso: “Ok, figo e tutto il Barone Samedi, i Loa, gli Orixas eccetera, ma perché scomodare culture a cui sono completamente estraneo quando ho tutti gli equivalenti e omologhi simbolici locali?”.

In fondo è solo una questione di forma e di latitudine, mentre i processi psicologici, emotivi e archetipici restano i medesimi.

Autoritratto
GIACOMO PERCO
IG= @percogiacomo

Illustrator & Comic Artist Giacomo Perco // Interview

Giacomo Perco is an italian illustrator and comic artist. He was born in Trieste, on the 23rd of September 1992, during the Autumn Equinox and on the same birth date of John Coltrane and Sleep’s Al Cisneros – both things he funnily brags about with his friends. He spent his teenage days basically caring but anything but “weed, horror films and underground music”.
Subsequently, after a couple of disruptive episodes occurred during his early 20s, he decided to take control of his life and studied Comics.
He has played for years in several bands in the local underground of Trieste, and has also been one of the four founding members of a radio show called “Essi Parlano”, aired on the historical local free radio Radio Fragola from August 2011 to March 2020.
He is a Virgo-Libra cusp, with ascendant in Pisces and Moon in Leo.


What does illustration mean to you?


Wow, it seems such an easy question and I could give at least five answers, one for each of the multiple aspects of the matter’s spectrum…
Let’s try: technically speaking, comics and illustration are liminal idioms, but they have deep, huge differences. Basically comics incorporate kinematics and sequentiality, while illustration must concentrate an amount of elements and meanings in just ONE composition.

I would like to, on my part, try to sum both the aspects in every single comic panel, whereas possible, but this is oftenly uneasy due to short deadlines and, thus, time and fatigue economization.
Moreover, comic, being a “poor” art, requires a high degree of absorption in terms of themes and subjects to depict, a huge amount of techniques and elements, an improvement of the photographic eye for dramatic purposes… true craftsmanship! This “poor” nature is one of the aspects that makes me love it so much, because even with a small tool package you can virtually reach more or less any reader.

In a more abstract sense, I do believe that any form of art is a human process that uses artifice to create some sort of a “gate” between our “physical” world and what I’d call “The Other Side” -the Divine, Psyche, Logos, Pleroma, Palingenesis, Collective Unconscious, Urzeit or whatever you want to call it, and that deals with archetypical figures and motifs, with a constant recombination of shape and meaning associations. An art form which doesn’t, consciously or unconsciously, pursue this goals doesn’t interest me at all.

If you want, even primordial art displays, like Lascaux caves, are basically ancestors of the comic format: sequential images with narrative purposes.

There also sentimental reasons that give me such a great bond with the comic medium, for example childhood memories, when I, as a small kid, still lived on the countryside and used to go walk to the newsstand to buy little comics and magazines.


What are you most inspired to read? 


Tough question, since I’m quite a passionate reader and, like everyone else, have been through several phases…

The first novel I have clear memories about is Jack London’s Call of the Wild (I swear!), which my teacher gave me as a homework when I was about 10 or 11… What I absolutely recall first about narrative are the stories my parents used to read me when I was a child: my mother with Andersen’s fairytales and my father with the first science fiction short stories, like Asimov’s and Robert Sheckley’s… or, still, the innumerable amount of times i’ve read Karl Felix Wolff’s collected legends and fairytales of the Dolomites…

Obviously I’ve been a huge genre literature fan -horror, science fiction, gothic, the inevitable obsession for Lovecraft- and I still love it today, even though I’m way less into it.
Then I naturally spent my late teenage years/ early 20s discovering all the “hip”, “avantpop” readings, well, all of the “alternative” classics: Ballard, Burroughs, Dick, Lenny Bruce, Hubert Selby Jr., Pynchon and postmodernism, Lansdale, Huxley…

The funny thing is that all this path is some sort of a short circuit: in fact, if I should quote my current favorite readings I would say without any doubt travel diaries, myths, fairytales and folklore and, above all, classic american literature, especially the period that goes from Transcendentalism to the “Lost Generation”: Whitman, Thoreau, Twain, London, Steinbeck, Hemingway etc.

The last books I have read are Roumeli: Travels in Northern Greece by Patrick Leigh Fermor, Cormac McCarthy’s Cities of the Plain, Homage to Catalonia by George Orwell, Ved Ilden. Evener og Histories fra Lapland by Emilie Demant Hatt and Graham Greene’s The Power and the Glory, and they were all great.

Concerning comics, if at first I was more into horror, USA underground comix and Magnus, right now I basically look upon Bande Dessinée: among the contemporaries I might name Tiburce Oger, Eric Stalner, Virginie Augustin, Nathalie Bell, and the exceptional Chloe Cruchadet, while among the more “agées” I would say Manu Larcenet, Jean-Marc Rochette, Georges Pichard; otherwise Argentinian titans such as Alberto Breccia, Enrique Alcatena, Lucho Olivera…
Still, lately I’ve been quite into Guido Buzzelli, while on the US side I like Nate Powell a lot, and I’m currently following the new Italian edition of Heavy Metal.

Among the masterpieces of the last years we could surely mention Emil Ferris’ My Favorite Thing is Monsters, Monsters by Barry Windsor Smith, and I also loved the Satellite Sam miniseries by good ol’ Howard Chaykin. And, from time to time, I go back to the old 60’s horror comics, like Horror, Creepy and Eerie, or the joyously perverted old Italian porno-horror comic books by Renzo Barbieri.


Let’s talk about your passion for music and radio…


Oh my, talking about music with me could can be a very bad, masochist idea… Especially considering that I shifted from being a musician, one of the most fearsome kinds of people, to one even worse, if possible: record collectors.

Seriously, I think that growing up in a family in which 4 out of 5 people played an instrument helped fueling this passion… as well as finding my parents’ progressive rock LP collection, so we might assume that it’s there all started.

Obviously there has been metal, the most popular and easy to find form of extreme music for a preadolescent looking for excitement and escapism, then punk and subsequently towards reggae (through the same old names, of course: PIL, Bad Brains, Stiff Little Fingers and so on), the blues (through Jon Spencer, Pussy Galore, Killdozer etc, starting from blues rock and au reverse to Chicago blues and then Delta of the early XX century), folk music, jazz (in the early days, for me, as an ignorant rocker, jazz was basically the jazz rock of John McLaughlin, Billy Cobham, and similar)…

Anyway, I think that my one true love has been and will always be psychedelia, acid rock, certain prog, and lately I’ve been rediscovering or simply listening over and over again to some great progressive, underground or 70’s “dark sound” platters, with an atmospheric mood that recalls that old, late 60’s/ early 70’s horror movies like Plague of the Zombies, The Wicker Man or The Living Dead at the Manchester Morgue – stuff like High Tide’s Sea Shanties or Edgar Broughton Band, The Deviants, Colosseum’s Valentine Suite, the first Hatfield & the North, Robert Wyatt’s The End of an Ear, the second Soft Machine album, Black Widow, Can’s Tago Mago, Red Crayola’s The Parable of Arable Land, but also later things like Swell Maps’ A Trip to Marineville or Mercury Rev’s Yerself is Steam

If, as we said, it was hard not to develop some passion for music in a family composed (ahah!) mostly of musicians, we can also find some causality principle in radio broadcasting: in fact, my paternal grandfather worked as a technician in the radio communication sector, while my maternal grandad was a journalist, editor in chief.

Essi Parlano” was born in 2011 after the recommendation of a friend, who was basically tired of hearing me chatter about absurd punk bands and b-movies; so he once told me “man, why don’t you start a radio show?!”, and after that he introduced me to the then chief editor of Radio Fragola.

The crew has always been made up of four persons, each with his own experiences and specialization in music or comics or graphics. In the early days, the main theme was cinema, especially genre cinema, trash films and animation, the soundtrack was essentially punk and rock’n’roll, with an amount of spoofs, zany humor and cuss words; later on, growing up, we started incorporating various other themes, such as history, technology and literature.

During the years we have interviewed a vast number of personalities: among them, special FX Maestro Sergio Stivaletti, Tex Willer illustrator Claudio Villa, Brian Yuzna, Urania curator Giuseppe Lippi (RIP), film critic Paolo Zelati (author of the book American Nightmares, co-founder of Horror Mania magazine and former Nocturno collaborator), Goblin’s Claudio Simonetti, Luigi Cozzi, legendary Titanus film poster painter Renato Casaro, Lorenzo Mattotti, Calibro 35, cartoonists like Mario Alberti and Lorenzo Pastrovicchio…

If I should mention just one of the bands I’ve played with, I would surely pick Il Cimitero Nello Specchio (Graveyard in the Mirror, ndr), an open free improvisation collective orbiting around 2+2 Recording Studio in Fiumicello, comprehensive of musicians with the most different backgrounds – rock, metal, jazz and free, folk, medieval revival, world music.

A fact about the band name: the leader and owner of the studio used to work, as a youngster, in house relocations and evictions to make some money; during one of these, he brought home an oval toiletry mirror. Enrico, this was his name, used to live with several pets and, one day, one of his cats overturned the mirror, which went down to the ground and got broken.

Since a broken mirror is a bad omen yet, what he later found cleaning the broken glasses nearly gave him a heart attack: stuck at the very center of the mirror there was an old black and white polaroid depicting three tombstones!

So the monicker was found!
This project has been, no doubt about it, the most significant in shaping my imagery and influenced the choice of the subjects and themes I usually draw, probably due to the atmosphere of foggy and gloomy winters in the Lagoon area. Moreover, hanging out with these guys from the Plain was the first chance I had to hear about Friulan folklore.


How is your relationship with Friuli Venezia Giulia (FVG)?


I strongly believe in FVG’s influence to be fundamental in what I try to do; furthermore, I think of it as something that goes way beyond the individual sphere: after all the environment, even just the landscape, surrounding us feeds fantasies and personality traits.

I feel a very strong bond with the Karst, the Lagoon, the Plain and Carnia as well – I would recommend the latter to anyone who seeks for peace, despite its poverty: tourism hasn’t reached it yet.
All of this without even being Karst-raised nor Friulan. Maybe one source of affection was the numerous times I followed my grandpa around the whole region: while he worked in repairing radio stations, I used to walk around the woods and abandoned villages.

Still, I believe the aforesaid to be a “filogenetic” process and that, despite any level of neurosis or media obtundation people can suffer, at a very deep level anyone carries archetypical and physiologic characteristics of his environment.
Saying this, by the way, I don’t want to endorse disgusting politically-manipulated identitarianism, nor progressive bigotry and paternalism, which I find offensive towards the cultural milieu, minorities and folk particularities.

Having said that, another fundamental element is Friulan folklore: not just the “Local Saint” or so -after all christian catholic is just a small part of the whole, a very late cultural “layer”- neither I’m advocating slogans like “I am FVG”, but I’ll expose a very simple axiom: today people is often concerned, maybe excessively, about “cultural appropriation” and sorta, so I told myself “Ok, why should I bother Baron Samedi, the Loas, the Orixas etc, who are expressions of a culture I’m not part of, when I have such a rich local counterpart?”.

After all it’s just a matter of shape and latitude, while the psychological, emotive and archetypical mechanisms are the same.


GIACOMO PERCO
IG= @percogiacomo